Mostra Fotografica collettiva di VenetoFotografia 2023
16.12.2022 – 01.01.2023
Palazzo dei Trecento, Treviso.

HUMAN NATURE…Casa
Laura Alongi
La Natura non è un posto da visitare, è casa.
– Gary Snyder

Le nostre sorgenti
Alessandra Barzi
Lungo i nostri fiumi esistono luoghi speciali in cui si stratificano vari livelli di storia. Salti d’acqua artificiali, rogge, chiuse e mulini testimoniano, nei secoli, l’evoluzione del rapporto tra uomo e natura: sono stati, un tempo, i primi importanti interventi “umani” in un paesaggio interamente naturale, ora rappresentano spesso l’unico elemento “naturale” in un contesto interamente antropizzato. Le acque che vediamo scorrere ci parlano della loro provenienza lontana, ci fanno sentire che passato e presente convivono, ci invitano a ricordare chi siamo e a riscoprire le nostre sorgenti.

Sembianze
Elisabetta Canaider
Qualche volta i fiori assumono sembianze umane. Per gioco o per mistero?
Ho voluto raccontarlo con il mio occhio attraverso le foto, e con la mano attraverso i miei schizzi.

Relazioni
Emanuele Portelli
Ringrazio ACLICOOP SCS onlus di Mirano, cooperativa sociale, che mi ha permesso di conoscere il loro mondo in un percorso, per me, inesplorato. Nelle foto sono colti i movimenti, i rapporti, l’impegno nel lavoro, i momenti di svago. Ho potuto comprendere il linguaggio utilizzato per relazionarsi che si diversifica da quello usuale in quanto vengono attivati metodi integrativi e/o sostitutivi che più si adattano alle loro specificità personali. Le persone si sono rese disponibili con la loro naturalezza, senza alcun atteggiamento di posa, esprimendo così tutta la loro essenza senza finte barriere.

Gli orti urbani
Cristina Pillan
Prendersi cura della terra per poi godere dei suoi frutti. Il lavoro qui è un momento di avvicinamento tra l’uomo e la natura.

I gesti
Giovanni Fiamengo
…perché più che di parole, forse, siamo fatti di gesti che ci raccontano.

La sospensione dei sensi
Giuseppe Betrò
Ambienti freddi, asettici e senza anima, conseguenza di un’architettura che non tiene conto di un’equilibrata coabitazione con la natura, che generano in chi ci vive una sospensione dei sensi, un vuoto interiore. Cerco di mostrare proprio questo disorientamento, esasperandolo.

Touch
Maddalena Fanti
L’attesa
La nascita
Una nuova presenza
Irrompono nella nostra vita
Suscitano emozioni
Creano relazioni

Bioplasticità
Manuela Gennburg
Abbiamo plastificato l’intero pianeta, rendendo finta anche la natura: l’utilizzo di piante di plastica è in continuo aumento. Le piante verdi artificiali, infatti, una volta che le abbiamo acquistate sono lì e basta. Fungono da ornamento di un luogo che vogliamo abbellire con qualcosa che sembra vivo ma che di vitale non ha nulla. Le piante artificiali ci liberiamo da ogni impegno. Non dobbiamo neppure attendere che crescano, le dimensioni le possiamo scegliere a priori. Non vogliamo l’onere della cura, dell’attenzione e del tempo che servirebbero per una pianta vera; non vogliamo la responsabilità del suo deperimento, della sua morte. Nei ritratti l’essere umano si rapporta alla natura in modo amorevole, la rende parte di sé, un prolungamento del proprio corpo o della propria anima, ma è finzione. Di cosa ci stiamo veramente prendendo cura? Abbiamo forse perso di vista ciò che davvero conta? Voglio credere che la natura umana non diventati finta, artefatta, come queste piante ammiccanti e sempreverdi, prive di clorofilla e di vita pulsante.

Mi prendo il meglio
Maria Novello
Quasi sicuramente ho già vissuto più di quanto rimane del tempo concesso: voglio l’essenza, quella che fa valer la pena di vivere. Voglio vivere, con l’intensità che solo la maturità e la consapevolezza sanno dare! Voglio godere della migliore versione di me stessa; ora e domani. Cerco luoghi svuotati dalla presenza umana, quei luoghi che mi fanno apprezzare il mio silenzio interiore. Il silenzio mi tiene compagnia, mi illumina gli angoli ciechi e bui, mentre mi nutro delle note vibranti della Natura e mi prendo tutto il meglio!

Mi prendo il meglio
Maria Novello
Lasciandomi ispirare dallo straordinario lavoro fotografico di Cafè Luhmitz di Anders Petersen ho partecipato ad alcuni Pride dove si rivendicano, con un senso di liberazione e in modo gioioso, i diritti di genere. In questi contesti, osservando le persone che vi hanno partecipato, ho ricercato e immortalato nell’essenza delle relazioni orgoglio, affetto, amore, felicità, a tratti anche note di solitudine, che caratterizzano la nostra vita. Il Pride è la parte visibile di un modo spesso, purtroppo, sommerso. La libertà di osare nel vivere liberamente i propri sentimenti e ideali di emancipazione è una sensazione euforica nella quale immergersi giocando, per azzerare tutte le differenze tra le persone.

Legami primordiali
Mario Mattiuzzo

Infinito cosmico
Esmeralda Mogno
Il potere salvifico che la Natura esercita sull’essere umano, rappresenta un ritorno all’origine, ritrovando l’essenza armonica del Sé.

Montello
Lorenzo Mina
Nel bosco del Montello si scoprono tra gli alberi sedie, tavoli, panchine, testimonianze di incontri e gite del fine settimana. La vegetazione lentamente tenta di riappropiarsene, quasi cercasse di mimetizzarli all’interno del proprio ambiente. La natura, dolce e allo stesso tempo dirompente, ineguagliabile tra tutte le forze, affonda inesorabile le sue radici tentando di fare suo ciò che non gli appartiene.

Passeggiando nella malattia
Francesca Cevolotto
Nella natura ho trovato significative analogie che richiamano il pesante e faticoso vissuto che è la malattia. Ho cercato di dare forma ed emozioni a sentimenti che forma non hanno. Due i piani di lettura in dialogo tra loro attraverso la costruzione di dittici:
uno reale, l’altro simbolico,
uno spiega, l’altro sostiene,
uno descrive, l’altro dà forza…
come se ciò che ci circonda fosse già parte integrante della nostra condizione umana.

Still life
Agnese Pozzobon
Nel rappresentare la natura mi sono guardata intorno e mi sono chiesta: quale natura? Solo il 2.7% delle città italiane è occupato da verde urbano. (media italiana, dati istat 2022)
Piante e fiori sono elementi puramente decorativi del contesto urbano. Non c’è spazio per il verde, e nemmeno la voglia o il tempo di prendersene cura. Spesso ci si accontenta di riproduzioni posticce, più o meno fedeli rappresentazioni di forme, sfumature e texture create da materiali di origine plastica. Arriverà un momento in cui ci basterà questa natura rappresentata? Sapremo ancora notare la differenza?

Gli occhi dell’umano
Nicla Simonetto
L’Umano, quando guarda la Natura, ne vede solo una piccola parte, ma sa che Lei è molto più grande, è immensa, è infinita. Forse i suoi occhi hanno bisogno di un limite per non disperdersi e fondersi con la Natura stessa, un limite per rimanere in sé e per continuare a riconoscersi come Umano.

Memento Naturae
Paolo Pozzobon
Nella maggior parte delle immagini possiamo notare della vegetazione fuoriuscire dalle teste umanoidi, che sorridono felicemente. Sono tutti ritratti provenienti dalle vetrine di negozi, quindi sotto gli occhi di tutti, normali. Ma di veramente normale cosa c’è? In natura la vegetazione cresce “sopra la testa” dell’uomo solo quando il corpo si decompone e torna ad essere terra. Qui una pianta artificiale prolifera in un corpo altrettanto finto e privo di qualsiasi forma di vita. Notiamo una dicotomia tra l’immaginario collettivo che trova “normale” un ornamento di questo genere e il profondo senso di morte che invece genera la riflessione sull’immagine stessa.

Montello
Lorenzo Mina
Nel bosco del Montello si scoprono tra gli alberi sedie, tavoli, panchine, testimonianze di incontri e gite del fine settimana. La vegetazione lentamente tenta di riappropiarsene, quasi cercasse di mimetizzarli all’interno del proprio ambiente. La natura, dolce e allo stesso tempo dirompente, ineguagliabile tra tutte le forze, affonda inesorabile le sue radici tentando di fare suo ciò che non gli appartiene.

INhuman
Elisabetta Perrone
La natura viene in soccorso di ogni abbandono e, là dove tutto manca, si ridà intera; rifiorisce e rinverdisce su tutte le rovine; ha l’edera per le pietre e l’amore per gli uomini. Profonda generosità dell’ombra.
– Victor Hugo
La natura non si tiene in disparte e non si arrende mai, e si riprende quei luoghi che non le appartenevano più, espropriati per mano dell’uomo. Ho ricercato luoghi particolari che sono stati INhuman, disumani (trincee, manicomi, ex basi militari). Spazi abbandonati dagli uomini che li hanno vissuti perché ormai inutili e nei quali la vegetazione, i muschi, le muffe hanno preso il sopravvento.

Montello
Lorenzo Mina
Nel bosco del Montello si scoprono tra gli alberi sedie, tavoli, panchine, testimonianze di incontri e gite del fine settimana. La vegetazione lentamente tenta di riappropiarsene, quasi cercasse di mimetizzarli all’interno del proprio ambiente. La natura, dolce e allo stesso tempo dirompente, ineguagliabile tra tutte le forze, affonda inesorabile le sue radici tentando di fare suo ciò che non gli appartiene.

Spiagge
Gianna Piovesan
di corpi abbandonati, di attimi rubati
mentre la pelle brucia
un’altra vela va fino a che non scompare
quanti i segreti che appartengono al mare

La natura è (non ancora) morta
Alberto Privitera
La natura ha il proprio ciclo di vita che si conclude con la morte, eppure alcuni oggetti hanno ancora un guizzo di rinascita.

Milano 2.2
Santina Pompeo
Il verde a Milano rappresenta solamente il 13.8% di tutta la superficie cittadina. Si vuole aumentare questa percentuale con l’obiettivo di migliorare il rapporto uomo/natura e gli spazi che i due si condividono, per consentire all’uomo di godere di maggiori aree verdi e naturalistiche e quindi di un ambiente più naturale. Gli alberi e i parchi fanno pensare che in questi posti la natura cresca libera: in realtà, a ben guardare, si tratta di posti creati e mantenuti dagli uomini per dare relax, ombra e respiro…

Fari nella notte: natura resiliente
Teodoro Teodori
L’antropizzazione del territorio fagocita violentemente sempre più spazio alla natura. Ma questa non si rassegna sopravvivendo malgrado tutto! I fari nella notte fanno testimonianza alla sua forza. È la nostra speranza.

Mister P
Silvia Crosato
Le mani tremano e ti ritrovi con una diagnosi di morbo di Parkinson, che ti travolge all’improvviso come un’onda. Sei frastornato e non sai cosa fare. Poi scopri che ci sono delle persone che sono pronte ad aiutarti prendendoti per mano, organizzando attività terapeutiche, come la ginnastica, il ballo o la fisioterapia. Non riesci più ad essere ordinato, a concentrarti e fare la tua lezione in classe, a dormire di notte. Ma domani si ricomincia a lottare, con forza e determinazione. Si continua a camminare, aiutandosi con i bastoncini e magari, qualche volta, anche senza.

Nature
Stefano Tozzato
Molte volte la natura riesce ancora a stupirci… In questo caso la tempesta Vaia con la sua inaudita violenza non è riuscita a sradicare totalmente un albero, lui ha resistito e si è solo contorto su se stesso, dando all’uomo l’opportunità di dare una nuova vita al tronco creando un gioco.

Mi chiamo materia
Fabio Zardetto
Mi chiamo Materia, e vivo nel dolce grembo di mia madre, la Terra. A volte cado, a volte sprofondo, spesso mi sposto e cambio forma, riempio spazi vuoti e ne libero altri. Confido nelle abili mani dell’uomo, che plasmano e modificano forme e luoghi. Vivo e convivo con uomini e donne, progetti e arte. Il tempo passa e trasforma, e mi consegna, in silenzio, il peso struggente della memoria.

Rocce vive
Anna Zambon
Le rocce e le pietre sono la spina dorsale della terra, fin dalla preistoria testimoniano la volontà di comunicare con altri uomini e con il divino. I paesaggi trascurati, di percepire la terra come un’entità viva. Anche quando non servono più, dimenticati, diventano arte. Nasce con l’interpretazione da parte dell’uomo e dell’ambiente che lo circonda, creare un legame. Oggi si è sempre più immersi in un ordine che porta disordine all’equilibrio della terra.

False sentinelle
Marcello Pezzé
Al primo colpo d’occhio, ci appaiono forse come sentinelle a guardia delle case sottoposte al loro sguardo che spazia lontano, ma, così conficcate nella terra, come antiche lance da guerra, ad indicare la conquista cruenta, o come pugnali che violano l’integrità di un corpo, non rappresentano forse quanto di innaturale possa esserci nell’antropizzazione del territorio? La loro stessa funzione, quella di far salire l’acqua, sembra essere innaturale; incombono sui villaggi e sui giardini e talvolta appaiono quasi come astronavi aliene di arcana e minacciosa origine.