Francesca Cevolotto
Il quartiere in cui vivo a Treviso, a ridosso della stazione, viene spesso definito dai giornali come pericoloso, degradato e malavitoso.
Scusami se penso diverso è la scritta colorata nel parco giochi dietro la mia casa.
Questa è stata una delle prime foto scattate per questo progetto fotografico, ed è stata anche l’idea che ha accompagnato gli scatti successivi perché in questo quartiere non c’è solo incuria e malavita. Vicino a condomini con angoli degradati convivono casette dai giardini ben curati, molte le persone cordiali, impegnate nel lavoro, attente e solidali.
Per me il quartiere è uno spazio fisico ma soprattutto relazionale, che ci diventa familiare con lo scorrere del tempo.
É un luogo con confini idealmente definiti ma concretamente confusi.
Strade, piazze, vicoli, case, palazzi, parchi, giardini… diventano parte della nostra vita. Diventano la nostra casa.
Una casa nella casa… con muri a volte abbattuti quando il vicino è un amico con cui condividere il tagliaerba, le albicocche maturate in giardino, una cena o un po’ del nostro tempo.
Dove gli incontri, gli sguardi, i sorrisi… possono delineare confini di appartenenza e abbattere limiti di solitudine.