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confini tra mondo esterno e individuo

Teodoro Teodori

Il confine è la barriera che divide due spazi-momenti fisici o psichici. 

Superare o attraversare un confine equivale a mettersi in relazioni nuove con luoghi, persone e cose, ma anche con sé stesso.

Le mie foto vorrebbero rappresentare il confine che recinta il mio essere più spontaneo, più fragile, più intimo dal frenetico svolgersi della vita, ma anche il confine tra la mia individualità conscia e non conscia.

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il mio quartiere – scusami se penso diverso

Francesca Cevolotto


Il quartiere in cui vivo a Treviso, a ridosso della stazione, viene spesso definito dai giornali come pericoloso, degradato e malavitoso. 

Scusami se penso diverso è la  scritta colorata nel parco giochi dietro la mia casa.

Questa è stata una delle prime foto scattate per questo progetto fotografico, ed è stata anche l’idea che ha accompagnato gli scatti successivi perché in  questo quartiere non c’è solo incuria e malavita. Vicino a condomini con angoli degradati convivono casette dai giardini ben curati, molte le persone cordiali, impegnate nel lavoro, attente e solidali.

Per me il quartiere è uno spazio fisico ma soprattutto relazionale, che ci diventa familiare con lo scorrere del tempo.

 É un luogo con confini idealmente definiti ma concretamente confusi.

Strade, piazze, vicoli, case, palazzi, parchi, giardini… diventano parte della nostra vita. Diventano la nostra casa.

Una casa nella casa… con muri a volte abbattuti quando il vicino è un amico con cui condividere il tagliaerba, le albicocche maturate in giardino, una cena o un po’ del nostro tempo.

Dove gli incontri, gli sguardi, i sorrisi… possono delineare confini di appartenenza e abbattere limiti  di solitudine.

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sui confini

Alberto Privitera

Osservo quello che mi circonda e vedo che ogni cosa ha un confine, un limite spesso fisico, ma ben più importante è quella barriera che solo nella mia mente potrebbe esistere.

E allora a ventaglio cerco di capire vagando tra quei confini dei sentimenti e più ancora tra quelli creati nel rapporto tra il mio io e il resto del mondo.

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trappole umane

Marcello Pezzé

L’ uomo per lasciare il proprio mezzo di trasporto ha creato degli spazi claustrofobici, che sembrano quasi delle “carceri” al loro ingresso. Celano invece spazi desolati con tracce di passaggio umano; si prova desolazione e si cerca allora, volentieri, un’uscita. Ma le indicazioni sono troppe ed assordanti, non c’è via di fuga. Solo un abisso e un muro che sembra trasudare. Il “creato umano” non è fatto per l’uomo e in esso non si trova alcuna via di uscita, forse in contrasto con l’Altro Creato?

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un confine da eliminare

Donatella Canaider

Esiste un confine tra lo spazio “personale”, che teniamo molto pulito, e uno spazio “esterno” incluso quello naturale, che non reputiamo nostro
e che sporchiamo in ogni maniera.

Sono profondamente convinta che ognuno di noi debba abbattere questo confine e mantenere gli spazi naturale ed esterno ugualmente puliti, perché oggi questo comportamento non è più solo una questione di volontà o di educazione, ma bensì di sopravvivenza.

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rigenerazione urbana

Maria Novello

Il bisogno di ammodernare le infrastrutture delle nostre città, le esigenze sempre più stringenti in termini di mobilità e la necessità di rendere le città più “abitabili”, soprattutto nelle aree periferiche più degradate, hanno messo in primo piano l’esigenza di un nuovo modo di intendere e concepire l’area urbana.

A tutte queste istanze negli ultimi tempi si è cercato di dare risposta con il concetto di rigenerazione urbana, intendendo quell’insieme di azioni volte al recupero e alla riqualificazione di uno spazio urbano. 

Il processo di rigenerazione avviene tramite interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi, limitando il consumo di territorio a tutela della sostenibilità ambientale. Permette inoltre alla comunità di riappropriarsi e di rivivere nuovamente gli spazi rigenerati, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica e ambientale. Contribuisce a rendere le città sostenibili e più a misura d’uomo, contrastando il frenetico ed indiscriminato ricorso al consumo di suolo edificabile. Per questo motivo, architetti, ingegneri e progettisti hanno rivisto le loro priorità privilegiando una maggiore razionalità nella costruzione e favorendo azioni di recupero urbane, incentivando l’uso di materiali eco-compatibili. 

Nell’ultimo decennio la rigenerazione urbana ha fatto passi in avanti affermandosi come occasione per promuovere politiche di partecipazione sociale, favorendo l’occupazione e l’imprenditoria locale. E con l’occasione dare alle città non solo un aspetto nuovo, attraverso un rilancio dell’immagine territoriale, ma anche un motivo di sviluppo dal punto di vista culturale, economico-sociale, pure di tipo associativo e chiaramente con attenzione agli aspetti ambientali.

La rigenerazione urbana sta trovando un importante spazio nella legislazione nazionale e regionale. A livello centrale, il D.L. 18 aprile 2019, n. 32, meglio noto come decreto Sblocca cantieri ha posto come obiettivo del Governo una riduzione del consumo di suolo a favore della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente incentivandone la razionalizzazione, promuovendo e agevolando la riqualificazione di aree urbane degradate. In tempi più recenti, con la nuova Legge di Bilancio 2020 sono stati assegnati ai comuni fondi destinati a progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. 

Le fotografie riguardano il sito dell’ex Ospedale Geriatrico di Padova, divenuto ora prestigiosa e stupenda sede dell’Università di Padova e l’ex Jutificio di Piazzola sul Brenta (PD) divenuto una parte importante del cuore pulsante del comune di Piazzola sul Brenta. 

Due siti che pur rimanendo entro i confini originali (industriale e assistenziale) hanno oggi un aspetto, fruibilità ed utilità sociale completamente diversa dalla loro origine.

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sui confini – il tavolo mi racconta

Viviana Piol

Una delle particolarità delle buone maniere in Thailandia è proprio la condivisione del cibo con tutti i commensali.
Con chi condividiamo il nostro cibo?

Con un gruppo di persone che in qualche modo sono legate a noi in modo più intimo di altre. Ecco che il tavolo diventa CONFINE che delimita la sfera affettiva.
Ma il tavolo è anche un confine di spazio ben definito, un confine entro il quale si sviluppano aspetti tra i più personali della nostra vita.

Ecco che il TAVOLO MI RACCONTA, racconta i miei momenti conviviali ma anche i piccoli gesti quotidiani e le passioni che mi accompagnano nella vita, testimone e partecipe di tante attività nel tempo, comunque confine di azioni personali.

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la dignità è senza confini

Mario Mattiuzzo

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confini

Alessandra Barzi

A volte la natura è ad un passo da noi,
ma per raggiungerla dobbiamo varcare un confine.

A volte la natura è ad un passo da noi,
ma per raggiungerci ha dovuto varcare un confine.

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confine

Antonio Bettiol

In seguito alle restrizioni dettate dalla pandemia ho imparato come molti ad apprezzare gli spazi nei dintorni di casa, nel mio caso il parco del mio quartiere a Milano. Questo spazio è rappresentato in immagini che prediligono situazioni di vuoto e caratterizzate prevalentemente da momenti di luce che ricordano l’intimità delle mura domestiche, lasciando all’osservatore il privilegio di immaginare come questi spazi siano vissuti dalla comunità.